COMUNI dell'UMBRIA:
Architettura secondo il periodo:
Edifici religiosi:
La chiesa di San Francesco a Costacciaro, situata lungo corso Mazzini, venne probabilmente edificata nel corso del XIII secolo. Sicuramente doveva già esistere nel 1282, quando risultava risiedervi una famiglia religiosa di Frati Francescani Minori Conventuali. [img_assist|nid=779|title=chiesa di San Francesco a Costacciaro|desc=(Credit foto: http://www.montecucco.pg.it)|link=none|align=left|width=270|height=360]Stando, a quanto scrisse del convento costacciarolo l'erudito Francescano Minore Conventuale Padre Giacomo Bigoni, nel 1966, in Notizie riguardati la chiesa ed il convento di Costacciaro, di quest'ultimo si trovano memorie della sua esistenza fin dal 1290, secondo documenti dell'Archivio della Curia Vescovile di Gubbio.
Lo stesso padre Bigoni affermò tuttavia che i lineamenti romanico-gotici della sua facciata e del chiostro farebbero pensare all’esistenza di una fondazione monastica, forse benedettina, precedente all’insediamento dei Frati Francescani. La primitiva chiesa benedettina, probabilmente intitolata a San Pietro, doveva essere ad "aula", cioè a navata unica, con probabile copertura a volta a botte, o sestiacuta. Originariamente vi era inoltre annesso il convento, di cui è stato rinvenuto il chiostro.
La chiesa fu solennemente consacrata, da ben 7 vescovi, il primo maggio del 1315 e dedicata a San Francesco d’Assisi.
Architettonicamente la chiesa presenta una facciata romanico-gotica in pietra calcarea bianca del Monte Cucco. Essa è l'unico elemento architettonico di origine medioevale ancora visibile, stante la ristrutturazione e l'ampliamento dei secoli XVII e XVIII. La facciata è caratterizzata da un portale con lo strombo a fasci di colonnine decorate, alla cui base degli stipiti sono presenti dei bassorilievi con soggetti animali legati alla cultura figurativa romanica. Al di sopra è il rosone, che presenta delle con esili colonnine ingentilite da fogliami e da altri motivi ornamentali scolpiti in bassorilievo sui capitelli.
[img_assist|nid=781|title=Chiea di San Francesco, interno|desc=Credit foto: http://www.parks.it)|link=none|align=center|width=450|height=338]
L’interno, come detto, doveva in origine presentarsi con un’unica navata, alla quale sono state aggiunte due navate laterali, tra fine Seicento e Settecento. La navata centrale è voltata a botte e caratterizzata da paraste di ordine tuscanico, le laterali, la cui successiva aggiunta è ben visibile anche esternamente in facciata, hanno invece una copertura a vela. Lo stile dominante all’interno è quello barocco, con ricchi altari lignei addossati alle pareti,1 ma vi si conservano anche alcuni affreschi medievali di grande interesse. In particolare un Ecce Homo, o Imago Pietatis, è dipinto sulla parete di controfacciata, subito a destra di chi entra in chiesa.
Sotto a tale dipinto, figura l’iscrizione, in caratteri gotici, "HIC EST SEPULCRUS STEPHAN UGUBINUTI" ("qui vi è il sepolcro di Stefano Ugubinuti"). Tale sepoltura, appartenente ad un importante quanto ignoto personaggio, dovrebbe trovarsi nel sottostante pavimento. Un’altra pittura parietale, situata immediatamente a sinistra dell’ingresso, riproduce una croce di tipologia latina, rossa e pomellata.
Le due navate laterali presentano ognuna quattro eleganti altari sei-settecenteschi: sul primo altare a sinistra in cornu Evangelii,2 una pala raffigurante l’Annunciazione, olio su tela, degli inizi del secolo XVII, attribuita al pittore tardomanierista eugubino Virgilio Nucci (1545-1621). Nella seconda cappela a sinistra, una Crocifissione, nella terza una pregevole statua di S. Antonio da Padova e nella quarta un dipinto murale raffigurante S. Antonio Abate.
In cima alla chiesa, a destra dell’altare maggiore, e sul pilastro sinistro dell’abside, è un affresco raffigurante il Martirio di San Sebastiano del 1484 ca. attribuito ad Orlando Merlini da Perugia. Al di sopra dello stesso sono visibili tracce di preesistenti affreschi databili fra il XIV-XV secolo.
L'abside ha forma poligonale ed è orientata verso est. Prende luce da alcune vetrate policrome istoriate, raffiguranti San Francesco ed il Beato Tommaso, che furono realizzate nel 1962, in occasione del VII centenario della nascita del patrono.
Procedendo, in senso orario, dalla zona presbiteriale verso l’ingresso della chiesa, lungo la parete di destra, sul terzo altare a cornu Epistulae è presente un dipinto nel quale la Madonna ed il Bambino appaiono a San Francesco con il cordone in mano, olio su tela, del sec. XVII di incerta attribuzione, mentre sul primo altare a cornu Epistulae, una Deposizione dalla Croce, (lo 'Schiodato'), olio su tela, degli inizi del sec. XVII, della bottega di Virgilio Nucci.
In una cappella laterale, in fondo alla navata di destra, è visibile l’urna funeraria del monaco avellanita-camaldolese Beato Tommaso, cittadino e patrono di Costacciaro (1262-1337).3 Pregevole manufatto ligneo seicentesco, l’urna, intagliata e dorata - così come i due grandi angeli che la sorreggono - fu realizzata appositamente per conservare le spoglie mortali del veneratissimo Beato costacciarolo, è di incerta attribuzione, sebbene alcuni elementi decorativi, soprattutto i putti inseriti nelle paraste, risultino compatibili con la produzione eugubina del maestro di legname luganese Carlo Magistretti, intagliatore attivo a Gubbio e dintorni nella seconda metà del Seicento (documenti dal 1679 al 1697). Nella stessa cappella un’acquasantiera due-trecentesca, recante tre simboli colorati di rosso: due "rosette" a sei "petali", l’una a destra e l’altra a sinistra, ed una croce greca patente al centro ed in alto. Sul significato e l’attribuzione della simbologia del singolare manufatto sacro, recentemente scoperto dal parroco Don Nando Dormi, sono state avanzate numerose ipotesi. La più praticabile appare, allo stato attuale, quella che ne collega l’origine a qualche ordine monastico-cavalleresco, come, ad esempio, quello dei Templari, che, ai primordi del luogo sacro, potrebbe avere avuto, per alcun tempo, direttamente qualcosa a che fare con la sua fondazione e prima officiatura. Il pulpito sorgeva di norma in questo caso nella navata destra, cioè nella zona destinata alla lettura del Vangelo e detta per questo "cornu evangeli". Se i pulpiti erano due, essi si fronteggiavano rispettivamente a due lati dell'altare: uno, a sinistra, in cornu epistole, era destinato alla lettura delle scritture ed alla predicazione;
Lo stesso padre Bigoni affermò tuttavia che i lineamenti romanico-gotici della sua facciata e del chiostro farebbero pensare all’esistenza di una fondazione monastica, forse benedettina, precedente all’insediamento dei Frati Francescani. La primitiva chiesa benedettina, probabilmente intitolata a San Pietro, doveva essere ad "aula", cioè a navata unica, con probabile copertura a volta a botte, o sestiacuta. Originariamente vi era inoltre annesso il convento, di cui è stato rinvenuto il chiostro.
La chiesa fu solennemente consacrata, da ben 7 vescovi, il primo maggio del 1315 e dedicata a San Francesco d’Assisi.
Architettonicamente la chiesa presenta una facciata romanico-gotica in pietra calcarea bianca del Monte Cucco. Essa è l'unico elemento architettonico di origine medioevale ancora visibile, stante la ristrutturazione e l'ampliamento dei secoli XVII e XVIII. La facciata è caratterizzata da un portale con lo strombo a fasci di colonnine decorate, alla cui base degli stipiti sono presenti dei bassorilievi con soggetti animali legati alla cultura figurativa romanica. Al di sopra è il rosone, che presenta delle con esili colonnine ingentilite da fogliami e da altri motivi ornamentali scolpiti in bassorilievo sui capitelli.
[img_assist|nid=781|title=Chiea di San Francesco, interno|desc=Credit foto: http://www.parks.it)|link=none|align=center|width=450|height=338]
L’interno, come detto, doveva in origine presentarsi con un’unica navata, alla quale sono state aggiunte due navate laterali, tra fine Seicento e Settecento. La navata centrale è voltata a botte e caratterizzata da paraste di ordine tuscanico, le laterali, la cui successiva aggiunta è ben visibile anche esternamente in facciata, hanno invece una copertura a vela. Lo stile dominante all’interno è quello barocco, con ricchi altari lignei addossati alle pareti,1 ma vi si conservano anche alcuni affreschi medievali di grande interesse. In particolare un Ecce Homo, o Imago Pietatis, è dipinto sulla parete di controfacciata, subito a destra di chi entra in chiesa.
Sotto a tale dipinto, figura l’iscrizione, in caratteri gotici, "HIC EST SEPULCRUS STEPHAN UGUBINUTI" ("qui vi è il sepolcro di Stefano Ugubinuti"). Tale sepoltura, appartenente ad un importante quanto ignoto personaggio, dovrebbe trovarsi nel sottostante pavimento. Un’altra pittura parietale, situata immediatamente a sinistra dell’ingresso, riproduce una croce di tipologia latina, rossa e pomellata.
Le due navate laterali presentano ognuna quattro eleganti altari sei-settecenteschi: sul primo altare a sinistra in cornu Evangelii,2 una pala raffigurante l’Annunciazione, olio su tela, degli inizi del secolo XVII, attribuita al pittore tardomanierista eugubino Virgilio Nucci (1545-1621). Nella seconda cappela a sinistra, una Crocifissione, nella terza una pregevole statua di S. Antonio da Padova e nella quarta un dipinto murale raffigurante S. Antonio Abate.
In cima alla chiesa, a destra dell’altare maggiore, e sul pilastro sinistro dell’abside, è un affresco raffigurante il Martirio di San Sebastiano del 1484 ca. attribuito ad Orlando Merlini da Perugia. Al di sopra dello stesso sono visibili tracce di preesistenti affreschi databili fra il XIV-XV secolo.
L'abside ha forma poligonale ed è orientata verso est. Prende luce da alcune vetrate policrome istoriate, raffiguranti San Francesco ed il Beato Tommaso, che furono realizzate nel 1962, in occasione del VII centenario della nascita del patrono.
Procedendo, in senso orario, dalla zona presbiteriale verso l’ingresso della chiesa, lungo la parete di destra, sul terzo altare a cornu Epistulae è presente un dipinto nel quale la Madonna ed il Bambino appaiono a San Francesco con il cordone in mano, olio su tela, del sec. XVII di incerta attribuzione, mentre sul primo altare a cornu Epistulae, una Deposizione dalla Croce, (lo 'Schiodato'), olio su tela, degli inizi del sec. XVII, della bottega di Virgilio Nucci.
In una cappella laterale, in fondo alla navata di destra, è visibile l’urna funeraria del monaco avellanita-camaldolese Beato Tommaso, cittadino e patrono di Costacciaro (1262-1337).3 Pregevole manufatto ligneo seicentesco, l’urna, intagliata e dorata - così come i due grandi angeli che la sorreggono - fu realizzata appositamente per conservare le spoglie mortali del veneratissimo Beato costacciarolo, è di incerta attribuzione, sebbene alcuni elementi decorativi, soprattutto i putti inseriti nelle paraste, risultino compatibili con la produzione eugubina del maestro di legname luganese Carlo Magistretti, intagliatore attivo a Gubbio e dintorni nella seconda metà del Seicento (documenti dal 1679 al 1697). Nella stessa cappella un’acquasantiera due-trecentesca, recante tre simboli colorati di rosso: due "rosette" a sei "petali", l’una a destra e l’altra a sinistra, ed una croce greca patente al centro ed in alto. Sul significato e l’attribuzione della simbologia del singolare manufatto sacro, recentemente scoperto dal parroco Don Nando Dormi, sono state avanzate numerose ipotesi. La più praticabile appare, allo stato attuale, quella che ne collega l’origine a qualche ordine monastico-cavalleresco, come, ad esempio, quello dei Templari, che, ai primordi del luogo sacro, potrebbe avere avuto, per alcun tempo, direttamente qualcosa a che fare con la sua fondazione e prima officiatura. Il pulpito sorgeva di norma in questo caso nella navata destra, cioè nella zona destinata alla lettura del Vangelo e detta per questo "cornu evangeli". Se i pulpiti erano due, essi si fronteggiavano rispettivamente a due lati dell'altare: uno, a sinistra, in cornu epistole, era destinato alla lettura delle scritture ed alla predicazione;
- 1. Gli altari "di accesa policromia, spesso sovrabbondanti di motivi e decorazione, denotano un gusto vivace di non grande raffinatezza compositiva, ma di sicuro effetto formale". Villani, M. (2012). Costacciaro. In Marcucci, L. Villani, M. (Eds.) Atlante del Barocco in Italia. Umbria. Roma: De Luca Editori d'Arte. p.327
- 2. Prima della riforma della liturgia della messa, era detto il lato dell’Epistola, in latino a cornu Epistolae, il lato destro dell’altare, contrapposto al lato del Vangelo, in latino a cornu Evangelii, lato sinistro dell'altare.
- 3. Dapprima sistemata sotto all'altare maggiore, l'artistica arca funeraria è stata successivamente ricollocata in una nuova e funzionale cappella, appositamente costruita per favorire l'afflusso e la venerazione dei devoti del Beato.