COMUNI dell'UMBRIA:
Edifici religiosi:
La chiesa di Santa Croce, non più officiata, si trova all'interno delle mura di Montone, nella piazza principale del quartiere Borgo vecchio. Oggi adibita ad ufficio postale è una delle più antiche chiese della zona ed è di origine monastica. Da un documento del 1170 si ricava che la contessa Odolina confermò nel 1170 la donazione, già fatta da Arrigo marchese del Colle, d'un terreno su cui doveva costruirsi questa chiesa.
Il merito di tale costruzione è d'attribuirsi ai Benedettini del monastero di S. Bartolomeo di Camporeggiano, derivati dall'altro monastero più antico di Fonte Avellana, dove visse e morì S. Albertino da Montone.1
Chiesa di Santa Croce - Visualizzazione ingrandita della mappa
Col passare dei secoli il servizio religioso andò cessando, e il Comune potè avere, sotto forma d'affitto, la chiesa e la casa. Sotto il governo della famiglia Vitelli, agli inizi del XVI secolo, venne introdotta nella chiesa la Confraternita del SS. Sacramento, tant'e' che nell'aprile del 1530 avendo la chiesa bisogno di riparazioni, fu proprio la Confraternita che chiese al Comune il legname per fare le capriate del tetto e i lavori di restauro.
Nell'ottobre del 1577 fu deciso d'aggregare la Compagnia del SS. Sacramento all'Arciconfraternita Romana di S. Maria sopra Minerva per godere gli abbondanti privilegi e indulgenze. Mentre nel 1605 nella chiesa era anche la Compagnia del SS. Nome di Dio.
Secondo quanto indicato nella documentazione relativa alla prima visita pastorale del vescovo Giovanni Muzi (1825-1849) di Città di Castello, si trovava proprio in questa chiesa il dipinto del pittore fiammingo Denijs Calvaert, intitolata l'Ultima Cena, datato del 1611, oggi conservato presso la Collegiata di San Gregorio Magno.2
Architettonicamente si tratta di una piccola chiesa, di origine monastica, come detto oggi sconsacrata. Si apprezza però la facciata con architrave sopra l'ingresso e la finestra centrale sovrastante.
Il merito di tale costruzione è d'attribuirsi ai Benedettini del monastero di S. Bartolomeo di Camporeggiano, derivati dall'altro monastero più antico di Fonte Avellana, dove visse e morì S. Albertino da Montone.1
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Col passare dei secoli il servizio religioso andò cessando, e il Comune potè avere, sotto forma d'affitto, la chiesa e la casa. Sotto il governo della famiglia Vitelli, agli inizi del XVI secolo, venne introdotta nella chiesa la Confraternita del SS. Sacramento, tant'e' che nell'aprile del 1530 avendo la chiesa bisogno di riparazioni, fu proprio la Confraternita che chiese al Comune il legname per fare le capriate del tetto e i lavori di restauro.
Nell'ottobre del 1577 fu deciso d'aggregare la Compagnia del SS. Sacramento all'Arciconfraternita Romana di S. Maria sopra Minerva per godere gli abbondanti privilegi e indulgenze. Mentre nel 1605 nella chiesa era anche la Compagnia del SS. Nome di Dio.
Secondo quanto indicato nella documentazione relativa alla prima visita pastorale del vescovo Giovanni Muzi (1825-1849) di Città di Castello, si trovava proprio in questa chiesa il dipinto del pittore fiammingo Denijs Calvaert, intitolata l'Ultima Cena, datato del 1611, oggi conservato presso la Collegiata di San Gregorio Magno.2
Architettonicamente si tratta di una piccola chiesa, di origine monastica, come detto oggi sconsacrata. Si apprezza però la facciata con architrave sopra l'ingresso e la finestra centrale sovrastante.
- 1. "Nell'atto citato si parla infatti dell'abate di S. Bartolomeo, il quale costruì accanto alla chiesa un'abitazione per il Priore-rettore e per i conversi conviventi con lui. La sua designazione veniva fatta dal monastero, ma doveva essere confermata dal Vescovo pro tempore. Nel 1227, quando si trattò di redigere l'atto di sottomissione di Montone a Città di Castello, fra i testimoni è citato fra Buono d'Orlando, priore di S. Croce." Cfr. Ascani, A. (1992). Montone. La patria di Braccio Fortebracci. Città di Castello: GESP. p. 231.
- 2. Ascani, A. (1992). Montone. La patria di Braccio Fortebracci. Città di Castello: GESP. p. 232. Lo stesso Angelo Ascani, alle pp. 225-227 del testo citato, riporta che per un certo periodo in questa chiesa furono trasferiti la Collegiata ed il Capitolo di Montone.