COMUNI dell'UMBRIA:
Architettura secondo il periodo:
Edifici abitativi:
Palazzo Cesi è ubicato nell'omonima piazza e fu costruito nel corso del XVI secolo per volere del Cardinale Federico Aquitani Cesi. Attribuito per tradizione al Vignola, venne invece eseguito dal suo discepolo Guidetto Guidetti al quale successe, dopo la morte, il milanese Giovan Domenico Bianchi. La costruzione di palazzo Cesi termina verosimilmente intorno all'anno 1579, anno del matrimonio di Federico Cesi figlio di Angelo Cesi e Beatrice Caetani, nipote di Gian Giacomo e Isabella d'Alviano, con Olimpia Corsini. II palazzo occupa il posto dell'antica Rocca che nel 1501 fu distrutta dai Todini.
Nella forma attuale il palazzo risulta di una serie di trasformazioni, ampliamenti ed innesti che hanno avuto come punto di partenza la preesistente casa del Cardinale. La "severa" facciata del palazzo è divisa in due ordini principali da semplici marcapiani e caratterizzata da un grande portale "a bugne" (pietre sporgenti dal muro), tipicamente vignolesco. Sopra le pietre sporgenti del portale vi è un balcone e una finestra uniti da beccatelli. L'edificio si affaccia sulla piazza con due robusti avancorpi, segnati negli angoli da "bugne" e all'interno verso il giardino è coronato da una elegante loggia a due piani.
Si accede al palazzo dall'androne che conduce agli ambienti del pian terreno, dal portico con una scala anticamente ornata di statue dentro le nicchie si sale al piano nobile caratterizzato da affreschi e soffitti lignei a cassettoni realizzati su disegni di Giovanni Domenico Bianchi. Nei cassettoni del salone sono intagliate figure di Ercole, putti, trofei d'armi e mascheroni e in quello centrale un grande stemma dei Cesi sorretto da due figure di Vittorie. [img_assist|nid=296|title=|desc=(Credit foto: Wikimedia commons/Andrea Castelli)|link=none|align=left|width=450|height=299] Intessuta di mitologie e storie romane di trionfi e allegorie di emblemi, la decorazione che arricchisce palazzo Cesi costituisce uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria del periodo di rinascita del mondo cortese del cinquecento. All'inoltrato settecento risale infine la decorazione della cappella che per i caratteri architettonici va riferita al Romano Niccolò Ricciolini (1687-1772). Molto interessante nella sala del trono con un camino che porta una dedica a Galileo il quale nell'aprile 1624 fu ospite del giovane Federico. Nell'arredo spiccano due importanti tele "Mosè e le figlie di Jetro" di Matteo Rosselli (Firenze 1578-1650) e la "Fuga di Lot da Sadoma" di un pittore fiorentino suo contemporaneo. Disabitato per lungo tempo, utilizzato per ospitare i senzatetto nel dopoguerra l'edificio fu infine acquistato nel 1964 dall'università di Perugia che nel 1973 ne concluse il restauro.1 [img_assist|nid=297|title=pianta Palazzo Cesi|desc=2[bib]110[/bib]|link=none|align=center|width=400|height=521] "Il Palazzo Cesi di Acquasparta passò di proprietà dal Comune all’Università degli Studi di Perugia il 12 luglio 1964. Nel maestoso edificio, a seguito di una recente ricognizione patrimoniale, è stato rinvenuto un dipinto su tavola di grandi dimensioni (177 x 110 centimetri), raffigurante una Madonna con il Bambino in braccio ed una corona regale sopra il capo, conservato nella cappella del piano nobile del palazzo e inventariato senza alcuna indicazione della provenienza. L’impianto pittorico potrebbe, a prima vista, ricollegarsi alla classica rappresentazione iconografica bizantina della Madonna, riattata in epoca post-rinascimentale allo stile del periodo, con copiose manomissioni, aggiunte e ridipinture come i molti angioletti sparsi all’intorno a mo’ di complemento. Dalle analisi effettuate sul dipinto raffigurante la Madonna con Bambino, effettuate dallo Scientific Methodologies to Archeology and Art (SMAArt) - il Centro di eccellenza per le tecnologie scientifiche innovative applicate alla ricerca archeologica e storico-artistica dell’Università degli Studi di Perugia - ha attestato come ci siano elementi in grado di far risalire il dipinto al XVI secolo (quindi al periodo in cui visse Federico Cesi) e tracce evidenti che lo stesso sia stato sottoposto ad interventi di restauro nel 1800 e ‘900".3
Nella forma attuale il palazzo risulta di una serie di trasformazioni, ampliamenti ed innesti che hanno avuto come punto di partenza la preesistente casa del Cardinale. La "severa" facciata del palazzo è divisa in due ordini principali da semplici marcapiani e caratterizzata da un grande portale "a bugne" (pietre sporgenti dal muro), tipicamente vignolesco. Sopra le pietre sporgenti del portale vi è un balcone e una finestra uniti da beccatelli. L'edificio si affaccia sulla piazza con due robusti avancorpi, segnati negli angoli da "bugne" e all'interno verso il giardino è coronato da una elegante loggia a due piani.
Si accede al palazzo dall'androne che conduce agli ambienti del pian terreno, dal portico con una scala anticamente ornata di statue dentro le nicchie si sale al piano nobile caratterizzato da affreschi e soffitti lignei a cassettoni realizzati su disegni di Giovanni Domenico Bianchi. Nei cassettoni del salone sono intagliate figure di Ercole, putti, trofei d'armi e mascheroni e in quello centrale un grande stemma dei Cesi sorretto da due figure di Vittorie. [img_assist|nid=296|title=|desc=(Credit foto: Wikimedia commons/Andrea Castelli)|link=none|align=left|width=450|height=299] Intessuta di mitologie e storie romane di trionfi e allegorie di emblemi, la decorazione che arricchisce palazzo Cesi costituisce uno dei maggiori esempi della pittura di gusto romano in Umbria del periodo di rinascita del mondo cortese del cinquecento. All'inoltrato settecento risale infine la decorazione della cappella che per i caratteri architettonici va riferita al Romano Niccolò Ricciolini (1687-1772). Molto interessante nella sala del trono con un camino che porta una dedica a Galileo il quale nell'aprile 1624 fu ospite del giovane Federico. Nell'arredo spiccano due importanti tele "Mosè e le figlie di Jetro" di Matteo Rosselli (Firenze 1578-1650) e la "Fuga di Lot da Sadoma" di un pittore fiorentino suo contemporaneo. Disabitato per lungo tempo, utilizzato per ospitare i senzatetto nel dopoguerra l'edificio fu infine acquistato nel 1964 dall'università di Perugia che nel 1973 ne concluse il restauro.1 [img_assist|nid=297|title=pianta Palazzo Cesi|desc=2[bib]110[/bib]|link=none|align=center|width=400|height=521] "Il Palazzo Cesi di Acquasparta passò di proprietà dal Comune all’Università degli Studi di Perugia il 12 luglio 1964. Nel maestoso edificio, a seguito di una recente ricognizione patrimoniale, è stato rinvenuto un dipinto su tavola di grandi dimensioni (177 x 110 centimetri), raffigurante una Madonna con il Bambino in braccio ed una corona regale sopra il capo, conservato nella cappella del piano nobile del palazzo e inventariato senza alcuna indicazione della provenienza. L’impianto pittorico potrebbe, a prima vista, ricollegarsi alla classica rappresentazione iconografica bizantina della Madonna, riattata in epoca post-rinascimentale allo stile del periodo, con copiose manomissioni, aggiunte e ridipinture come i molti angioletti sparsi all’intorno a mo’ di complemento. Dalle analisi effettuate sul dipinto raffigurante la Madonna con Bambino, effettuate dallo Scientific Methodologies to Archeology and Art (SMAArt) - il Centro di eccellenza per le tecnologie scientifiche innovative applicate alla ricerca archeologica e storico-artistica dell’Università degli Studi di Perugia - ha attestato come ci siano elementi in grado di far risalire il dipinto al XVI secolo (quindi al periodo in cui visse Federico Cesi) e tracce evidenti che lo stesso sia stato sottoposto ad interventi di restauro nel 1800 e ‘900".3
- 1. Informazioni tratte dal sito del Comune di Acquasparta http://www.comune.acquasparta.tr.it visitato nel mese di ottobre 2011 ed al quale si rimanda per gli approfondimenti.
- 2. L'ala sinistra appare nettamente distinta da quella destra, dai visibili segni delle aggiunte e dagli stessi caratteri costruttivi. L'andamento leggermente curvilineo della fronte del Palazzo viene spiegato [...] con la necessità da parte dell'architetto, cui venne affidato l'ampliamento della vecchia casa, di non portare eccessivi squilibri nell'edificio "per i limiti imposti al suo sviluppo dalla strada, e senza accentuare con l'angolo acuto, che si sarebbe venuto a formare sul cantonale di sinistra, quello che invece è stato magistralmente mascherato: il piegamento della fronte degli avancorpi verso la fronte principale, fatto a scopo militare".
- 3. Cialini, G. (2010). La Madonna di Federico Cesi e Galilei Galilei. l'Università, 29(1), 9.