COMUNI dell'UMBRIA:
Architettura secondo il periodo:
Edifici religiosi:
La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo dell'Abbazia di San Pietro in valle fu compiuta in due epoche diverse: longobarda (sec. VIII) e romanica (sec. XI). La primitiva chiesa longobarda venne edificata da Faroaldo II all'inizio dell'VIII secolo, era costituita da una grande aula longitudinale con copertura a volta, pavimento a litostraton, terminante ad arco trionfale oltrepassato, a croce latina per la presenza del breve transetto e culminante in 3 absidi nettamente scandite da pilastri angolari con capitelli classici.
Sopra gli archi del centro del transetto si elevava la calotta che esternamente era scandita dai frontoni dei tre corpi delle absidi, ornati sotto il tetto da una corsa di beccatelli di reviviscenza classica. Al centro della solea s'elevava un altarolo a cippo . Sopra l'altare si ergeva il ciborio a colonne sostenenti 4 archi scolpiti, dei quali rimane qualche frammento arcuato del secolo VIII. Davanti alla solea si profilava una pergula fatta costruire con plutei e pilastrini dal Duca Hildericus nel 742 (ora disposti attorno all'altare attuale). Sopra i plutei scorreva un frontone con l'iscrizione indicante la presenza del Cristo: CLIRISTE REX VENIT IN PACE DEVS HOMO NATVS EST.1
Nell'abside e ai lati i Sarcofagi romani contenenti i resti dei Santi eremiti, dei tre Duci e dell'Abbate. All'inizio del XII secolo, anche in seguito alle devastazioni compiute nell'Abbazia dai Saraceni, la chiesa venne ingrandita dall'Abbate Ruitprando in stile romanico. Fu rifatta la facciata in cortina di conci, abbellita da un rosone e da un atrio a capanna. L'attuale facciata rinascimentale fu eseguita forse perché fatiscente, alla fine del xv secolo. Fu sostituita la volta dal tetto a capriate, rimanendo tuttavia le antiche finestre ad arco rialzato; fu rifatto l'alto tiburio esternamente a torre quadrata al centro della croce latina.
Nell'abside centrale furono aperte due feritoie strombate all'interno e altre due ai lati nelle absidiole del transetto. Il presbiterio fu pavimentato ad opus tessellatum, come indica un frammento rimasto dietro l'altare, mentre le pareti furono adornate di affreschi della prima arte romanica, da parte della scuola spoletina. Presso il transetto di sinistra s'innalzò il quadrato campanile ad opera di rozze maestranze locali secondo un lontano ricordo delle basiliche romane. Accanto alla chiesa si costruì il primo piano del chiostro ov'era già il portale laterale.
Internamente fu fatta la ricognizione dei corpi dei Santi eremiti e dei Duchi. Fu ricomposto l'altarolo a cippo e sopra di esso il ciborio a colonne indicate dai vari frammenti. Davanti al presbiterio per il numero aumentato dei monaci fu recintata la schola o coro con plutei scolpiti inseriti in pilastri con scanalature, all'altezza di circa un metro, con ai lati due amboni per la lettura del lezionario, dell'Epistolario e del Vangelo. Sopra al recinto correva un frontone con iscrizione invitante i cieli e la terra, gli uomini e gli Angeli a cantare le lodi dell'opus Dei come se ne leggono in cori benedettini: LAETAMINI COELI ET EXULTET TERRA ET ADORATE OMNES SANCII ANGELI DEI.
Oggi, quindi, la chiesa si presenta a croce commissa, a unica navata con tetto a capriate, che si restringe verso il transetto rialzato concluso da tre absidi. L'avancoro, prima dell'abside centrale, è coperto da una volta a botte nei bracci del transetto e a crociera nella zona mediana dominata dal tiburio quadrangolare.
Al centro del presbiterio l'Altare maggiore, di fattura longobarda, caratterizzato da due paliotti e 4 pilastrini originariamente usati per recinto presbiteriale di pergula. In particolare il "Paliotto anteriore di m 1,20 c 0,93, mostra tra due cornici di fuseruole graffiti al centro 3 flabelli o girandole con al centro croci palmate stilizzate o adorne di rosette, sostenuti da gambi a fuseruole. Nei loro interstizi son disegnate due nicchie ornate in alto di rosette geometriche o da due colombi affrontati ad un cantaro, e sotto due figure di oranti aureolate. I lati dei flabelli sono riempiti a destra da 2 racemi ondulati con foglie, a sinistra dal seguito di un'iscrizione che inizia sulla fronte orizzontale superiore e qui continua in tre linee verticali dal basso in alto a ricordo del Duca Hilderico (739-42): + HILDERICVS DAGILEOPA + IN HONORE(m / SCI PETRI ET AMORE SCI LEO(nis) / ET SCI GRIGORII / PRO REMEDIO AMl(animae) / VRSVS MAGESTER FECIT".
Va aggiunto che le figure presenti nel paliotto sono state variamente interpretate. Alcuni ritengono si tratti della rappresentazione di un sacrificio, e, quindi, potrebbero rappresentare Abramo (col coltello del sacrificio) e l'innocente Abele.2 Altri attribuiscono ad una delle figure, quella che brandisce uno sorta di stiletto, ritenuto uno scalpello, l'identità di Orso, lo scultore indicato come autore dell'incisione dalla scritta "Ursus magester fecit". L'altra figura sarebbe quella del committente.3
Altre testimonianze dell'arte longorbarda sono costituite da frammenti murati presso l'ingresso della parete sinistra. La facciata della chiesa fu ricostruita sul finire del xv secolo, sotto l'Abate Ancajani (1478-1503), fu ricostruito anche il portale con architrave sostenuto da piedritti aventi basi e mensole sporgenti, sormontato da lunetta un tempo dipinta dalla scuola de Lo Spagna con una Pietà tra S. Pietro e S. Paolo, come nella lunetta del chiostro. In alto fu aperto un oculo scolpito, a cornici rinascimentali modinate, sormontato dallo stemma dell'Abbate.
Sulle pareti della sala un ciclo di affreschi del XII secolo che costituisce una delle testimonianze più importanti della pittura romanica del centro Italia. "Si tratta di una lunga serie di soggetti del Vecchio e Nuovo Testamento svolgentesi sulle pareti della chiesa come in una finta galleria, in 3 registri, di quadri inclusi in una finta architettura, di colonne su stilobati in tentata prospettiva di sporgenza su beccatelli come nella Chiesa superiore di S. Francesco. Sotto ogni colonna la fascia aggetta ad angolo per creare l'illusione del maggior rilievo. Lo zoccolo inferiore era adorno di specchi marmorizzati, disegni a ferrate, clipei, ecc. In alto, sotto il tetto corre una finta trabeazione architettonica a mensole affogliate alternate a lacunari ornati di grifi, pesci, uccelli. Essa crea l'illusione di sporgere da una fascia a girali di recami e foglie d'acanto.
Si notano due mani e due tempi diversi dello stesso secolo XII: al primo periodo appartengono i registri del Vecchio Testamento che iniziando nel primo in alto sulla parete sinistra presso la facciata, continua nel primo registro della parete destra, per continuare sui registri secondo e terzo della parete sinistra. Alla fine del secolo, della cerchia di Sotius, appartengono gli episodi del Nuovo Testamento degli ultimi due registri della parete destra."4
Altri affrechi, questa volta dei secoli XV e XVI sono presenti alle pareti, di fondo, di destra e di sinistra, nei transetti e nell'abside centrale. Va infine ricordato che al braccio nord del transetto è addossata la torre campanaria costruita successivamente alla chiesa, presumibilmente nell'XI-XII secolo sul modello laziale, in muratura mista dicroma, a pietra, malta e laterizi. La caratterizzazione romana può desumersi dall'accentuazione della divisione orizzontale con robuste cornici marcapiano che formano 4 piani aggettando con laterizi posti a dentelli, beccatelli, mentre varie zone sono ornate di archetti ciechi, mattoni posti a dente di sega. Altro elemento peculiare sono le pseudobifore o doppie finestre spesso adorne di ghiera in cotto poggianti sulle cornici. Infine a ricordare la caratterizzazione stilistica dell'Urbe è anche la terminazione piatta a torre da contrapporre ai campanili lombardi che invece hanno accentuazione verticale a mezzo di lesene reggenti corse di archetti pensili, con aumento dei fori in progressione di altezza e con terminazione piramidale. Sulle facciate della torre sono presenti molti frammenti longobardici.5, 6, 7, 8
La chiesa fa oggi parte della Residenza d'epoca Abbazia di San Pietro in Valle.9
Sopra gli archi del centro del transetto si elevava la calotta che esternamente era scandita dai frontoni dei tre corpi delle absidi, ornati sotto il tetto da una corsa di beccatelli di reviviscenza classica. Al centro della solea s'elevava un altarolo a cippo . Sopra l'altare si ergeva il ciborio a colonne sostenenti 4 archi scolpiti, dei quali rimane qualche frammento arcuato del secolo VIII. Davanti alla solea si profilava una pergula fatta costruire con plutei e pilastrini dal Duca Hildericus nel 742 (ora disposti attorno all'altare attuale). Sopra i plutei scorreva un frontone con l'iscrizione indicante la presenza del Cristo: CLIRISTE REX VENIT IN PACE DEVS HOMO NATVS EST.1
Nell'abside e ai lati i Sarcofagi romani contenenti i resti dei Santi eremiti, dei tre Duci e dell'Abbate. All'inizio del XII secolo, anche in seguito alle devastazioni compiute nell'Abbazia dai Saraceni, la chiesa venne ingrandita dall'Abbate Ruitprando in stile romanico. Fu rifatta la facciata in cortina di conci, abbellita da un rosone e da un atrio a capanna. L'attuale facciata rinascimentale fu eseguita forse perché fatiscente, alla fine del xv secolo. Fu sostituita la volta dal tetto a capriate, rimanendo tuttavia le antiche finestre ad arco rialzato; fu rifatto l'alto tiburio esternamente a torre quadrata al centro della croce latina.
Nell'abside centrale furono aperte due feritoie strombate all'interno e altre due ai lati nelle absidiole del transetto. Il presbiterio fu pavimentato ad opus tessellatum, come indica un frammento rimasto dietro l'altare, mentre le pareti furono adornate di affreschi della prima arte romanica, da parte della scuola spoletina. Presso il transetto di sinistra s'innalzò il quadrato campanile ad opera di rozze maestranze locali secondo un lontano ricordo delle basiliche romane. Accanto alla chiesa si costruì il primo piano del chiostro ov'era già il portale laterale.
Internamente fu fatta la ricognizione dei corpi dei Santi eremiti e dei Duchi. Fu ricomposto l'altarolo a cippo e sopra di esso il ciborio a colonne indicate dai vari frammenti. Davanti al presbiterio per il numero aumentato dei monaci fu recintata la schola o coro con plutei scolpiti inseriti in pilastri con scanalature, all'altezza di circa un metro, con ai lati due amboni per la lettura del lezionario, dell'Epistolario e del Vangelo. Sopra al recinto correva un frontone con iscrizione invitante i cieli e la terra, gli uomini e gli Angeli a cantare le lodi dell'opus Dei come se ne leggono in cori benedettini: LAETAMINI COELI ET EXULTET TERRA ET ADORATE OMNES SANCII ANGELI DEI.
Oggi, quindi, la chiesa si presenta a croce commissa, a unica navata con tetto a capriate, che si restringe verso il transetto rialzato concluso da tre absidi. L'avancoro, prima dell'abside centrale, è coperto da una volta a botte nei bracci del transetto e a crociera nella zona mediana dominata dal tiburio quadrangolare.
Al centro del presbiterio l'Altare maggiore, di fattura longobarda, caratterizzato da due paliotti e 4 pilastrini originariamente usati per recinto presbiteriale di pergula. In particolare il "Paliotto anteriore di m 1,20 c 0,93, mostra tra due cornici di fuseruole graffiti al centro 3 flabelli o girandole con al centro croci palmate stilizzate o adorne di rosette, sostenuti da gambi a fuseruole. Nei loro interstizi son disegnate due nicchie ornate in alto di rosette geometriche o da due colombi affrontati ad un cantaro, e sotto due figure di oranti aureolate. I lati dei flabelli sono riempiti a destra da 2 racemi ondulati con foglie, a sinistra dal seguito di un'iscrizione che inizia sulla fronte orizzontale superiore e qui continua in tre linee verticali dal basso in alto a ricordo del Duca Hilderico (739-42): + HILDERICVS DAGILEOPA + IN HONORE(m / SCI PETRI ET AMORE SCI LEO(nis) / ET SCI GRIGORII / PRO REMEDIO AMl(animae) / VRSVS MAGESTER FECIT".
Va aggiunto che le figure presenti nel paliotto sono state variamente interpretate. Alcuni ritengono si tratti della rappresentazione di un sacrificio, e, quindi, potrebbero rappresentare Abramo (col coltello del sacrificio) e l'innocente Abele.2 Altri attribuiscono ad una delle figure, quella che brandisce uno sorta di stiletto, ritenuto uno scalpello, l'identità di Orso, lo scultore indicato come autore dell'incisione dalla scritta "Ursus magester fecit". L'altra figura sarebbe quella del committente.3
Altre testimonianze dell'arte longorbarda sono costituite da frammenti murati presso l'ingresso della parete sinistra. La facciata della chiesa fu ricostruita sul finire del xv secolo, sotto l'Abate Ancajani (1478-1503), fu ricostruito anche il portale con architrave sostenuto da piedritti aventi basi e mensole sporgenti, sormontato da lunetta un tempo dipinta dalla scuola de Lo Spagna con una Pietà tra S. Pietro e S. Paolo, come nella lunetta del chiostro. In alto fu aperto un oculo scolpito, a cornici rinascimentali modinate, sormontato dallo stemma dell'Abbate.
Sulle pareti della sala un ciclo di affreschi del XII secolo che costituisce una delle testimonianze più importanti della pittura romanica del centro Italia. "Si tratta di una lunga serie di soggetti del Vecchio e Nuovo Testamento svolgentesi sulle pareti della chiesa come in una finta galleria, in 3 registri, di quadri inclusi in una finta architettura, di colonne su stilobati in tentata prospettiva di sporgenza su beccatelli come nella Chiesa superiore di S. Francesco. Sotto ogni colonna la fascia aggetta ad angolo per creare l'illusione del maggior rilievo. Lo zoccolo inferiore era adorno di specchi marmorizzati, disegni a ferrate, clipei, ecc. In alto, sotto il tetto corre una finta trabeazione architettonica a mensole affogliate alternate a lacunari ornati di grifi, pesci, uccelli. Essa crea l'illusione di sporgere da una fascia a girali di recami e foglie d'acanto.
Si notano due mani e due tempi diversi dello stesso secolo XII: al primo periodo appartengono i registri del Vecchio Testamento che iniziando nel primo in alto sulla parete sinistra presso la facciata, continua nel primo registro della parete destra, per continuare sui registri secondo e terzo della parete sinistra. Alla fine del secolo, della cerchia di Sotius, appartengono gli episodi del Nuovo Testamento degli ultimi due registri della parete destra."4
Altri affrechi, questa volta dei secoli XV e XVI sono presenti alle pareti, di fondo, di destra e di sinistra, nei transetti e nell'abside centrale. Va infine ricordato che al braccio nord del transetto è addossata la torre campanaria costruita successivamente alla chiesa, presumibilmente nell'XI-XII secolo sul modello laziale, in muratura mista dicroma, a pietra, malta e laterizi. La caratterizzazione romana può desumersi dall'accentuazione della divisione orizzontale con robuste cornici marcapiano che formano 4 piani aggettando con laterizi posti a dentelli, beccatelli, mentre varie zone sono ornate di archetti ciechi, mattoni posti a dente di sega. Altro elemento peculiare sono le pseudobifore o doppie finestre spesso adorne di ghiera in cotto poggianti sulle cornici. Infine a ricordare la caratterizzazione stilistica dell'Urbe è anche la terminazione piatta a torre da contrapporre ai campanili lombardi che invece hanno accentuazione verticale a mezzo di lesene reggenti corse di archetti pensili, con aumento dei fori in progressione di altezza e con terminazione piramidale. Sulle facciate della torre sono presenti molti frammenti longobardici.5, 6, 7, 8
La chiesa fa oggi parte della Residenza d'epoca Abbazia di San Pietro in Valle.9
- 1. Fabbi, A. (1971). Antichità Umbre. Spoleto: arti grafiche Panetto & Petrelli. p.266.
- 2. Cfr. Fabbi, A. op. cit. p.267
- 3. In questo senso cfr. Dell'Acqua, F. (2004). Ursus «magester»: uno scultore di età longobarda. In E., Castelnuovo, Artifex bonus - Il mondo dell'artista medievale. Roma-Bari: Laterza.
- 4. Fabbi, A. op. cit. p.269
- 5. Fabbi, A. (1971). Antichità Umbre. Spoleto: arti grafiche Panetto & Petrelli. pp.266-276.
- 6. Tarchi, U. (1937). L'arte nell'Umbria e nella Sabina. Vol. II Periodo cristiano-romanico. Milano: F.lli Treves Editori. Tav. XCVII, XCVIII, XCIX, C.
- 7. Sperandio, B. (2001). Chiese romaniche in Umbria. Perugia: Quattroemme. pp.389-390
- 8. Gigliozzi, M.T. (2000). Architettura romanica in Umbria. Edifici di culto tra la fine del X e gli inizi del XIII secolo. Roma: edizioni Kappa. pp.47-49.
- 9. Maggiori informazioni al sito http://www.sanpietroinvalle.com/ sul quale è anche visibile una photogallery dell'edificio religioso.
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